ERNIA DISCALE
L’ernia discale è una patologia abbastanza frequente ed è una conseguenza del quadro degenerativo del disco intervertebrale, che perdendo la capacità naturale di ammortizzare, provoca la rottura focale dell’anulus fibrosus, che “trattiene” il nucleo polposo, e la conseguente espulsione di materiale discale che dalla sua sede abituale si spande all’interno del canale spinale creando la compressione delle radici nervose. È una patologia che può colpire sia gli uomini che le donne, anche in età giovane, e si manifesta prevalentemente tra i 25 e i 50 anni. Le cause sono molteplici e possono dipendere o da una predisposizione strutturale del soggetto, o da una causa biomeccanica. I pazienti affetti da ernia presentano una sintomatologia caratterizzata da un dolore acuto radicolare dovuto alla compressione di una radice nervosa (sciatalgia o cruralgia), dolori lombari, limitazioni funzionali e nei casi più gravi parestesia o paralisi di alcune parti degli arti.
Generalmente il quadro clinico in un’alta percentuale dei casi migliora o si risolve totalmente con il riassorbimento spontaneo del frammento espulso nel giro di circa 4-6 settimane. Nei casi in cui non vi sia la soluzione naturale della patologia, il paziente deve ricorrere al trattamento chirurgico. Oggi è possibile trattare le ernie del disco sia con l’impiego del microscopio operatorio che con l’utilizzo di una delle tecniche impiegate nell’ambito della chirurgia mini invasiva, l’erniectomia endoscopica con accesso transforaminale, la cosiddetta “endoscopia spinale” o chirurgia endoscopica, mediante approccio endoscopico percutaneo al forame di coniugazione. La Minimally Invasive Spine Surgery (MISS) è una disciplina in costante perfezionamento e progresso, ed oggi è un sistema chirurgico che offre grandi vantaggi nel limitare l’impatto del paziente sull’intervento e un recupero molto celere post-operatorio.